Amoreggiare


Amo reggiare, stare sul trono, governare, stare sulla regia delle mie azioni d’affetto.  Amo dunque regnare, nel gioco della coppia adoro comandare, io il padrone tu la schiava, suddita del mio petto, ancella di carta su cui scrivere le parole che non si possono pronunciare.

La mia anima gemella mi deve stare lontana, più vicino invece il corpo da governare, poiché amo regnare, amoreggiare con la pelle e i polpastrelli, con le dita sui capelli dove la notte volano i pipistrelli, strega mia, alla luce della luna quando riflette sulle onde tue nude, fianchi dove s’infrangono le mie lacrime su queste tue spiagge di carne,  e vi piove, dalla mia fronte imperlata di sudore.

L’arco della tua schiena è il luogo dove regnano tutti i miei peccati, le mie lussurie, la mia voglia di scivolarvi sopra con una punta umida di saliva di un uomo che cerca la sua donna, di un uomo che cerca il sapore di una femmina. Calore, vampate, rossore.

 Non si spegne la candela che arde su di te, sei mia, ti posseggo, ti gioco a mio favore, sei il mio dado tratto dalle dita, il mio punto a favore, la tua bocca la zona di piacere, i tuoi occhi la meta da raggiungere prima di ogni altro piacere. Quello che seguirà sarà il poker d’assi, l’estrema azione tra due corpi attratti da forze ben volute, conosciute. Conosciamoci così.

Tra le tue braccia si spengono i miei occhi, in questi annunci d’incontri, d’incontri di due sguardi, di rapidi lampi d’incoscienza, mi addormento sul tuo manto di pelle, così come l’amicizia ci rende amanti e come l’amore ci rende anche compagni. Mi spengo piano, vado via in altri sogni. Sento il tuo cuore che batte sotto la mia testa scivolata via.

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