Lo schianto


Sono sul balcone dell’appartamento di Miriam a Nannitaria, con un bicchiere in mano e una sigaretta nell’altra.
Miriam viene verso di me, mi si avventa contro e con entrambe le mani mi spinge giù dal balcone.
Si trova solo al terzo piano ragion per cui la caduta non è altissima. Cadendo, spero di svegliarmi prima di toccare terra.
Batto sull’asfalto, con durezza, e me ne resto lì, schiacciato, con il collo completamente girato a trecentosessanta gradi.
Alzando gli occhi guardo il bel viso di Miriam che è intento a osservarmi con un sorriso benigno.
E’ la serenità del suo sorriso – non la caduta né l’immagine onirica del mio corpo infranto, sanguinante – a svegliarmi.

E’ lei lo schianto mentre il sogno soltanto un volo. 

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