L’occhio di vetro


Mi è sempre più difficile scrivere perché so che quello che sto scrivendo è reale, non è più soltanto immaginato, non mi trovo in un sogno dove possa scrivere cose illusorie che poi scompaiono dalla mia memoria. Sono arrivato a quell’età in cui le cose che vedi, senti, crei o scrivi diventano la propria realtà.
Non so se sia un’età che raggiungano tutti ma ricordo che in ebraico viene detto che Dio ha creato tutto con la sua parola e che in psicologia non sono i pensieri a creare le parole ma bensì avviene esattamente il contrario: sono le parole che “ci diciamo” che creano il nostro pensiero.

Quindi è vero che dobbiamo fare molta attenzione a quello che diciamo poiché la nostra parola si trasforma prima nel nostro pensiero e poi nella realtà tangibile che abbiamo davanti. Diventa la nostra vita.

Non è un caso che io oggi viva con un occhio di vetro e un tumore di cristallo all’interno del cervello poiché per anni prima di addormentarmi ho pregato che mi ammalassi in modo da evitare la vita sofferente e penosa e siccome il mio peccato era quello di guardare troppo affondo le cose, di radiografarle ed etichettarle ma anche quello di ammirare la bellezza e in particolare le curve delicate femminili con tutta la loro voluttà, mi sono ritrovato un giorno con l’occhio destro bloccato e non potevo più sbirciare a sinistra o in altra direzione.

Ogni gesto che facciamo per assecondare le nostre parole può essere punito con la malattia che desideriamo o che meritiamo di più. Perché sì, noi le malattie che ci prendiamo le andiamo proprio a cercare con i nostri stessi desideri.

Per molti notti e mesi avevo anche desiderato di morire poiché ho ritenuto la mia vita ormai insopportabilmente priva di ogni gioia e quindi del tutto inutile da mandare avanti a forza di illusioni che ormai avevano perso ogni fascinazione, ogni potere. Ma a cadere così in basso ho rischiato di diventare io stesso il mostro che giudicavo essere il mio stesso nemico, colui per il quale mi adiravo ogni giorno e cioè lo stesso sprezzante mostro del giudizio altrui e non mi rendevo conto che a forza di giudicare io stesso il giudizio degli altri, ero diventato più giudicante degli altri stessi giudicanti.

Non possiamo forzarci di essere qualcosa che non siamo ma dobbiamo essere disciplinati nei nostri intenti allo stesso passo dell’istinto che ci viene dato dalla natura, ma è anche vero che troppe leggi ci hanno censurato le emozioni e se tagliamo la testa alle emozioni diventiamo dei mostri umani indifferenti e rancorosi. Diventiamo dei burattini che si rompono con un “no”.

Ho rischiato così di diventare l’ombra di me stesso e di non vedere più nulla davanti allo specchio, di non vedermi più riflesso e sappiamo che solo i morti e i vampiri non vedono più se stessi infatti così si creano i mostri e gli incubi che infestano le nostre notti e noi ne diventiamo gli stessi succubi. Siamo noi a uccidere noi stessi, non gli altri.

Oggi vorrei poter parlare a quattr’occhi con un amico che consoli la mia solitudine riflettendosi nel mio occhio di vetro ma non c’è nessuno qui davanti che faccia abbastanza luce da illuminare il tumore cristallino che rimandi la luce direttamente al cuore ormai freddo come il ghiaccio.

La mia più grande paura da quando sono nato è stata quella di restare solo e di vivere senza più nessuno che possa starmi vicino ed essermi di conforto nei momenti di difficoltà.
Ebbene, così come le parole si comportano le paure: diventano la realtà della nostra vita. Ciò che diciamo sono i nostri pensieri, i nostri pensieri sono le nostre paure, le nostre paure diventano la nostra vita perché abbiamo dimenticato come si desiderano le cose.

Per questo ho deciso di cambiare e di gettare alle ortiche il vecchio occhio di vetro sperando in un incendio di fuochi fatui al calare della luna, pregando il sole e l’acqua sacra di farmi rinascere un nuovo occhio fresco come una rosa bagnata dallo scintillio della rugiada e che dalla mia bocca escano soltanto fiotti di acqua fresca di parole e lettere buone per annaffiare il mondo che mi circonda trasformandomi così in una fontana di vita e creando un giardino di fiori rossi, gialli e arancioni.

Attenzione alle parole che dite e alle paure che alimentate, spegnetele e trasformatele nei vostri desideri detti e pensati, che non debbano mai essere i vostri incubi ad avverarsi. Mai. 

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